VIOLENZA SULLE DONNE: L’INCUBO DENTRO LA PROPRIA CASA

La violenza domestica è un fenomeno tanto grave quanto diffuso. Esso è sommerso: moltissimi sono i casi in cui le donne che ne sono vittima non  sporgono denuncia contro il proprio partner, rimanendo nel silenzio.

Vivere una situazione di violenza domestica significa essere sottoposti costantemente ad un clima di tensione e di paura. Non bisogna mai dimenticare che per queste donne la casa è il luogo in cui esse divengono vittime; vittime di una persona che hanno sposato, con cui hanno una relazione affettiva, che, in una  parte dei casi, è il padre dei loro figli.

Sono donne umiliate regolarmente, svalutate sistematicamente, percosse e abusate. Quindi la violenza non è solo o sempre fisica, ma anche psicologica. Il risultato è una compromissione grave della loro autostima, del loro senso di auto-efficacia: viene minata l’integrità psichica, cosicché esse mettono in dubbio la propria percezione del mondo e di loro stesse,  vivendo una perdita della propria identità.

Quando il maltrattante è il partner, il piano dell’abuso e quello affettivo si sovrappongono, creando una profonda confusione nella donna, che si trova così in una condizione di ambiguità,  accettando comportamenti ed eventi che in altro contesto (anche psicologico) non avrebbe accettato; questo fa scaturire sentimenti di intensa vergogna che caratterizzano l’esperienza delle donne maltrattate.

Il mondo interno di queste donne è, quindi, frammentato, dominato dall’ambiguità, privato dei suoi punti di forza, svuotato di quelle percezioni su cui era costruito il senso di Sé della persona.

Walker (1979)  richiama la “teoria dell’impotenza appresa” (Psychosocial Theory of Learned Helplessness): la donna sperimenta ripetutamente una sensazione di non controllo della situazione, come se essa fosse al di fuori della propria capacità di influenza; dunque,  non può che subire le violenze, non c’è via di scampo. Queste percezioni portano ad un atteggiamento di pervasiva passività, cui consegue la mancanza di iniziativa a interrompere la relazione o ad agire per un cambiamento della condizione in cui si trova.

Uscirne è possibile, sebbene non semplice. Uno degli strumenti a servizio di donne maltrattate è rappresentato dai Centri Antiviolenza: strutture che offrono una varietà di servizi per le donne vittime di violenza, da linee telefoniche di emergenza, terapie psicologiche, assistenza sociale, corsi di formazione professionale e, in molti casi, sono in collegamento con rifugi o appartamenti a indirizzo segreto per le donne che decidono di lasciare il partner e necessitano di un alloggio sicuro. Fondamentali sono i percorsi di supporto psicologico e psicoterapia, realizzabili come terapie di gruppo o individuali. Nel gruppo la donna può ritrovare relazioni positive, superando l’isolamento sociale in cui spesso era confinate a seguito dell’abuso. Nelle psicoterapie individuali possono essere affrontate le conseguenze emotive e psicologiche specifiche legate alla violenza subìta. La  donna potrà riappropriarsi del senso di sé, della consapevolezza del proprio valore e dei propri punti di forza, acquisendo modelli relazionali positivi ed elaborando la sofferenza passata.