L’insonnia: uno sguardo ad un disturbo frequente e dalle molte sfaccettature

Si stima che in Italia circa un terzo della popolazione adulta presenti sintomi di insonnia (Associazione Italiana Medicina del Sonno), riportando manifestazioni di vario genere: difficoltà ad addormentarsi, interruzioni del sonno ripetute nel corso della notte, risveglio anticipato nelle prime ore del mattino.

Situazioni di questo tipo, quando pervasive, rappresentano fonte di grande disagio per le persone che ne sono affette, creando ripercussioni sulle proprie attività quotidiane.

Da un punto di vista psicologico, la qualità del sonno rappresenta un importante indice dello stato mentale della persona, poiché i disturbi in questa sfera spesso sono legati a circostanze stressanti, eventi traumatici, ansia, disagio emotivo.   E’ necessario distinguere tra l’insonnia situazionale e l’insonnia cronica. Nel primo caso si è di fronte a una manifestazione strettamente legata a condizioni esterne che la persona sta vivendo, quindi è generalmente temporanea e circoscritta e c’è maggiore probabilità che si sia consapevoli del legame causale con ciò che sta avvenendo. In tal senso, il cambiamento della situazione o l’elaborazione di strategie di reazione più funzionali anche attraverso percorsi di supporto psicologico, consentono di superare l’insonnia.

Al contrario quando il disturbo è persistente, presentando cronicità, il quadro diagnostico e di intervento, diviene più complesso.  Possono esserci casi in cui l’insonnia è legata a condizioni mediche, patologie organiche che influenzano il sonno della persona, soprattutto in presenza di una sintomatologia dolorosa (i pazienti oncologici spesso vedono una riduzione della loro qualità del sonno in conseguenza delle sofferenze fisiche associate alla loro condizione).  Altri casi ancora, riguardano l’insonnia idiopatica o primaria, in cui la persona riporta di avere sempre sofferto di difficoltà a raggiungere o mantenere l’addormentamento. In queste ultime situazioni è ipotizzabile il coinvolgimento di meccanismi cerebrali e neurologici nella regolazione sonno-veglia (Lavie,1999).

In altri casi si osserva l’associazione tra disturbi del sonno e forme di disagio psicologico più o meno gravi, fino ad arrivare ad effettive manifestazioni psicopatologiche. Un elemento fortemente connesso con la difficoltà ad addormentarsi è l’ansia, legata a stati interni di tensione, preoccupazione, pensieri ricorrenti, inquietudine. In molte patologie mentali la persona vive stati d’ansia, dall’intensità variabile, che impattano sulla sua capacità di rilassarsi nel momento dell’addormentamento.

Una delle condizioni cliniche più studiate in relazione alla qualità del sonno è la depressione. Le persone affette da questa patologia, mostrano configurazioni uniche del sonno, tanto che la presenza di disturbi del sonno diviene un’indicazione diagnostica importante nell’identificare la presenza di depressione. Circa l’80% dei pazienti depressi mostra una riduzione significativa di sonno profondo e risvegli anticipati con difficoltà o impossibilità a riaddormentarsi e il 15% presenta ipersonnia, cioè dorme un numero di ore di sonno superiori a quanto necessario (Franzen & Buysse, 2008).

Alla luce di quanto visto finora, per affrontare l’insonnia è necessario compiere una diagnosi puntuale delle cause del disturbo, facendo riferimento a 4 aspetti fondamentali  (Lavie, 1999): la forma del disturbo (difficoltà nell’addormentamento, interruzioni del sonno, risveglio anticipato o una combinazione di questi sintomi); le circostanze e il momento della comparsa; la gravità (persistenza, cronicità o alternanza con momenti in cui non si manifesta) ; in che misura influenza le attività quotidiane.

Qualsiasi intervento per risolvere l’insonnia ha l’obiettivo di superare gli ostacoli al sonno poiché “è impossibile obbligare qualcuno a dormire” (Lavie, 1999) e, quindi, diviene fondamentale comprendere cosa impedisca al sonno di sopraggiungere naturalmente e in modo spontaneo.

Per chi soffre di insonnia, un passaggio necessario sarà quello di iniziare un percorso diagnostico per individuare le specifiche cause del suo disturbo. Nei casi in cui è implicata una condizione psicopatologica o di disagio emotivo, è auspicabile intraprendere un percorso psicoterapeutico che, affrontando il disturbo mentale e la sofferenza psicologica  connessa, porterà la persona a ritrovare un’adeguata qualità del sonno.

Oltre a ciò, strumenti terapeutici per la cura dell’insonnia, si ritrovano in tecniche di rilassamento, meditazione, biofeedback che aiutano il paziente a superare stati di tensione, emotiva e muscolare, che ostacolano l’addormentamento.  Inoltre è utile seguire le indicazioni per una buona igiene del sonno, quindi divenire consapevoli di comportamenti che non favoriscono un’adeguata qualità del sonno (andare a letto quando ci si sente pronti a dormire e non troppo presto, “forzandosi” all’addormentamento; evitare abitudini controproducenti nella fase antecedente al sonno, come l’assunzione di cibi di difficile digestione, o quella di sostanze eccitanti come caffè e nicotina; mantenere una regolarità negli orari).

Un ulteriore strumento utilizzato nella cura dell’insonnia è rappresentato dai farmaci. Sebbene essi possano essere di aiuto, è bene sottolineare l’importanza di assumerli solo dopo un’attenta valutazione da parte dei professionisti sanitari: vi sono grandi differenze a seconda del tipo di farmaco e la scelta deve basarsi su una puntuale analisi della situazione specifica. Inoltre, l’assunzione dei sonniferi deve essere realizzata secondo un programma stabilito e verificando eventuali effetti di tolleranza (dopo  un certo periodo di tempo la loro efficacia può calare) o di astinenza (nel caso di sospensione del farmaco).