Aiuto ho perso il lavoro!

 

 

In letteratura sono numerosi gli studi che mostrano come la perdita del lavoro sia un vero e proprio trauma sul piano psichico che si associa a reazioni quali incredulità, pessimismo, rassegnazione con emergere di vissuti depressivi[1].
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce la perdita del lavoro tra le prime cause di stress psicologico con un impatto paragonabile al lutto per la perdita di una persona cara.
Paykel e coll. (1971), nella loro famosa Scala sui Life Events, in riferimento al potere stressogeno degli eventi, collocano il licenziamento e le difficoltà economiche tra i primi posti.
Il lavoro è una parte importante della vita di ognuno di noi, non solo, evidentemente, per le necessità concrete e quotidiane il cui soddisfacimento è legato a certe condizioni economiche, ma anche per le implicazioni che esso ha sul benessere generale della persona.

Cosa comporta perdere il lavoro?
Certamente si perdono la sicurezza economica di poter provvedere a sé e alla propria famiglia, ma con esse si perde molto altro: il proprio senso di autodeterminazione, di autoefficacia, la progettualità per il futuro, la fiducia e la stima in se stessi.
La perdita del lavoro rappresenta una vera e propria ferita identitaria e si assiste ad un contraccolpo sull’immagine di sé. Tutti quegli aspetti positivi legati al proprio ruolo lavorativo vengono meno.
Si osservano reazioni emotive negative nelle persone che sono state licenziate e si trovano in stato di disoccupazione. In una fase iniziale è chiaramente comprensibile provare queste emozioni, tuttavia, se il disagio rimane inascoltato, queste reazioni rischiano di cronicizzarsi e stabilizzare il soggetto in un vissuto di impotenza e sentimenti depressivi.
Il mondo emotivo dei disoccupati è frequentemente caratterizzato da senso di colpa, senso di fallimento, frustrazione, rabbia e sentimenti di vergogna.

Questi fattori di rischio possono essere contrastati se le persone possono usufruire di una rete di sostegno che consenta loro l’elaborazione e la trasformazione di queste emozioni verso una prospettiva positiva.
Ovviamente, il problema concreto di non avere il lavoro si risolve con la ricerca e il concretizzarsi di una nuova opportunità professionale ma, d’altra parte, questa è possibile solo se la persona è nella condizione di poter attivare le risorse che le sono proprie.

Se si pensa alle emozioni sopra descritte, allo sconforto, alla tendenza all’isolamento e alla rassegnazione che accompagnano lo stato di disoccupazione, è facile comprendere come queste riducano la probabilità di trovare una nuova occupazione, instaurando un circolo vizioso molto pericoloso.

Ecco perché, come risposta al serio problema della disoccupazione, non si può non includere tipologie di intervento rivolte al sostegno psicologico di chi ha perso il lavoro, naturalmente in integrazione con attività di supporto operativo alla ricerca e, ad ampio spettro, con politiche sociali ed economiche che affrontino la grave crisi cui stiamo assistendo.

[1] Eisenberg, P., & Lazarsfeld, P.,F (1938). The Psychological Effects of Unemployment. Psychological Bulletin, 35, 358-390.