Il ruolo della famiglia nel gioco d’azzardo patologico

ll disturbo da gioco d’azzardo patologico (Gambling Disorder), come viene ora denominato nel nuovo Manuale DSM-5, è stato riconosciuto come un disturbo di dipendenza e come tale trattabile con programmi terapeutici propri programmi per l’addiction.

Anche in Italia, questo riconoscimento è arrivato con l’inserimento della cura di questo disturbo all’interno dei SERT (Servizi per le dipendenze patologiche delle ASL)  che hanno istituito specifiche equipe che si occupano di diagnosi e cura del gioco d’azzardo patologico.

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La noia è creatività!

 

La noia, da sempre, è vissuta e riconosciuta dall’uomo come uno stato emotivo tipicamente negativo. Spesso associato alla pigrizia, in alcune persone può addirittura provocare un senso interiore di vergogna legato al dover ammettere di annoiarsi, per cui ci si sente in “dovere” di mostrarsi agli altri (e anche a sé stessi) come una persona sempre piena di impegni e di cose da fare. Tutti siamo sommersi da appuntamenti, corsi da seguire, attività ricreative o di svago, aperitivi, hobbies e chi più ne ha più ne metta, che esprimiamo verbalmente con frasi del tipo “sono sempre pieno di impegni!” oppure “non mi annoio mai!”. Leggi tutto “La noia è creatività!”

Blue Jasmine: il dolore del non-essere

Woody Allen è uno di quegli autori che dividono il pubblico: c’è chi non ne ha mai apprezzato stile, tematiche e linguaggi e chi lo ama, quasi incondizionatamente.  Difficile è porsi nel mezzo. Difficile soprattutto quando uno dei suoi film, Blue Jasmine appunto, presenta aspetti di incredibile finezza psicologica ma, al contempo, mostra i suoi limiti e qualcosa non funziona.

Sebbene la narrazione, alcuni dialoghi e i personaggi sullo sfondo non siano all’altezza e sappiano di già visto, la protagonista, Jasmine, tratteggiata con sapiente consapevolezza delle vie che il dolore mentale può intraprendere, vale la visione del film.

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Aiuto ho perso il lavoro!

 

 

In letteratura sono numerosi gli studi che mostrano come la perdita del lavoro sia un vero e proprio trauma sul piano psichico che si associa a reazioni quali incredulità, pessimismo, rassegnazione con emergere di vissuti depressivi[1].
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce la perdita del lavoro tra le prime cause di stress psicologico con un impatto paragonabile al lutto per la perdita di una persona cara.
Paykel e coll. (1971), nella loro famosa Scala sui Life Events, in riferimento al potere stressogeno degli eventi, collocano il licenziamento e le difficoltà economiche tra i primi posti.
Il lavoro è una parte importante della vita di ognuno di noi, non solo, evidentemente, per le necessità concrete e quotidiane il cui soddisfacimento è legato a certe condizioni economiche, ma anche per le implicazioni che esso ha sul benessere generale della persona.

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L’estetica del corpo magro e l’anoressia

In Germania, il termine più usato per indicare l’anoressia è Pubertäsmagersucht, traducibile con “mania adolescenziale per la magrezza” o “dipendenza da magrezza”.

Le anoressiche, infatti, sono ossessionate dalla loro forma corporea e dalla ricerca della magrezza perciò passano ore davanti allo specchio ad ispezionare la propria immagine alla ricerca dell’odiato difetto: il grasso.

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